Esito a lungo termine dell’intervento con catetere percutaneo per lesioni della biforcazione coronarica de novo con stent medicati o di metallo nudo


Uno studio ha valutato rischi e benefici a lungo termine di stent medicati rispetto a stent di metallo nudo per il trattamento delle lesioni della biforcazione coronarica.

Sono stati coinvolti 1.038 pazienti trattati per lesioni della biforcazione coronarica in accordo alle strategie di T-stenting, e seguiti fino a 3 anni.

I tassi di rivascolarizzazione della lesione target sono stati del 24.3% per gli stent di metallo nudo, 15.6% per gli stent a eluizione di Sirolimus e 17.3% per gli stent a rilascio di Paclitaxel ( P= 0.003 per stent di metallo nudo vs stent medicati; P=0.54 per stent a eluizione di Sirolimus vs stent a eluizione di Paclitaxel ).

Le rispettive incidenze sono state pari a 11.4%, 9.5% e 14.8% ( P=0.65, P=0.13 ) per mortalità e infarto del miocardio, e 9.9%, 6.5% e 10.6% ( P=0.72, P=0.19 ) per la mortalità.

Gli hazard ratio ( HR ) aggiustati per il propensity score per stent medicati versus stent di metallo nudo sono stati 0.49 ( P minore di 0.001 ) per la rivascolarizzazione della lesione target, 0.94 ( P=0.078 ) per la mortalità e l’infarto miocardico, e 0.85 ( P=0.47 ) per la mortalità.

Non è emersa alcuna differenza significativa tra gli stent a rilascio di Sirolimus e gli stent a eluizione di Paclitaxel, ad eccezione di un aumento del rischio di mortalità dopo impianto di stent medicato con Paclitaxel rispetto a quello a eluizione di Sirolimus ( ma non a quello di metallo nudo ) nel sottogruppo che ha ricevuto uno stent del ramo laterale ( HR aggiustato 2.45, P=0.035 ).

In conclusione, rispetto agli stent di metallo nudo, sia quelli a eluizione di Paclitaxel sia quelli a rilascio di Sirolimus riducono in maniera sostanziale la necessità di ripetere la rivascolarizzazione nel lungo periodo, ma non aumentano il rischio di mortalità e infarto miocardico. ( Xagena2010 )

Ferenc M ey al, Am Heart J 2010; 159: 454-61



Cardio2010



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